Fino a qualche tempo fa era la tipologia di contratto più utilizzata in Italia, con il Decreto dignità, i contratti a tempo determinato diventano di fatto più costosi per le aziende. Se grazie al Job Act, il contratto a termine, permetteva una maggiore flessibilità garantendo massimo 36 mesi per contratti a tempo determinato presso lo stesso datore di lavoro, il limite di 5 proroghe contrattuali e l’assenza di qualsiasi causale, il nuovo Decreto, invece ha previsto sostanziali cambiamenti. L’obiettivo è quello di spingere le aziende a forme contrattuali più stabili.
Dal 1° novembre scorso, il Decreto Dignità è stato applicato a qualsiasi proroga o rinnovo anche ai rapporti avviati prima dell’entrata in vigore del decreto (14 luglio 2018) nonostante siano soggetti alle vecchie regole del Jobs Act.
I contratti a termine devono quindi rispettare i seguenti limiti:
- Massimo 24 mesi di durataper tutti i rapporti intercorsi con il medesimo datore per lo svolgimento di mansioni di pari livello e categoria legale
- Limite di 4 proroghe nell’arco di 24 mesi
- Al superamento dei 12 mesi, il rapporto deve essere giustificato da apposite esigenze aziendali (come sostituzione di altri lavoratori, incrementi non programmabili ma significativi dell’attività ordinaria o per cause temporanee e oggettive).
Fin dal primo rinnovo occorre specificare la causale, senza la quale il rapporto a termine, si trasforma automaticamente in indeterminato.
È bene tener conto che tra la fine del precedente contratto e l’inizio del successivo deve trascorrere un intervallo di tempo pari a :
- 20 giorni, se il contratto a tempo ha avuto durata superiore a 6 mesi
- 10 giorni, se il contratto a termine è di durata pari o inferiore a 6 mesi
Se l’intervallo minimo non viene rispettato, il secondo contratto viene automaticamente considerato a tempo indeterminato.
Anche la proroga è soggetta alle nuove norme, qualora l’azienda sposti la data di scadenza superando i 12 mesi, avrà ancora a disposizione 3 proroghe, per un massimo di 24 mesi, per le quali dovrà specificare le causali.
In favore del lavoratore si sono allungati i tempi per impugnare il contratto in caso di irregolarità da 120 giorni a 180.